La procalcitonina (PCT) è una proteina composta da 116 amminoacidi che viene prodotta per la maggior parte dalle cellule C della tiroide. È di per sé una molecola inattiva finché non viene trasformata in calcitonina, un ormone tiroideo che si occupa di regolare le quantità circolanti di calcio e il relativo riassorbimento osseo, spesso utilizzata in caso di sepsi.

In caso di gravi infiammazioni sistemiche (che coinvolgono cioè tutto l’organismo), soprattutto quelle conseguenti a cause batteriche (sepsi), la produzione extra-tiroidea di procalcitonina aumenta drasticamente e i valori misurabili nel sangue diventano di conseguenza molto più alti della norma.
Questo succede molto più raramente per infiammazioni non infettive, che devono essere realmente drammatiche per produrre aumenti significativi.

Questa differenza di risposta permette di usare l’esame (PCT) per coadiuvare la diagnosi di sepsi, anche nei pazienti affetti da neutropenia (dove altri marker risulterebbero meno affidabili).

L’esame può anche essere usato per la diagnosi precoce delle infezioni batteriche gravi e per distinguere tra un’infezione batterica e altre possibili cause dei sintomi quando il paziente è gravemente malato. La diagnosi precoce delle infezioni batteriche sistemiche (come la polmonite batterica e la meningite batterica) è fondamentale, perché queste infezioni possono mettere in pericolo la vita del paziente se non vengono curate con tempestività.

L’uso degli antibiotici nei casi in cui la malattia non sia di origine batterica può far ritardare l’inizio della terapia corretta e può causare fenomeni di resistenza agli antibiotici.

Un valore nella norma permette di escludere con ragionevole sicurezza la presenza di sepsi, anche se in alcuni casi potrebbe non esserci la certezza assoluta (per esempio in pazienti gravemente malati).

Risultati superiori sono in genere associati a sepsi o infezioni locali particolarmente gravi (polmonite, meningite, peritonite, ecc..), o a patologie che possono mettere a rischio la vita del paziente:

  • gravi ustioni;
  • traumi severi;
  • insufficenza multi-organo.

La procalcitonina bassa in un paziente gravemente malato non esclude completamente un lieve rischio di sepsi, di progressione verso la sepsi grave e di shock settico. La bassa concentrazione può indicare un’infezione localizzata che non è ancora diventata sistemica, oppure un’infezione sistemica instauratasi da meno di sei ore. Può inoltre indicare che probabilmente i sintomi hanno una causa diversa, come il rigetto di un organo trapiantato, un’infezione virale oppure un trauma conseguente a un intervento chirurgico.

La diminuzione nei pazienti in terapia per un’infezione batterica grave indica che l’infezione risponde bene alla terapia.

Le variazioni giornaliere dei livelli di procalcitonina danno indicazioni sul decorso della malattia e sulla prognosi del paziente con sepsi. Per questo motivo, il dosaggio di tale parametro è indicato per la diagnosi precoce e affidabile in tutti i pazienti in cui si sospetta la presenza di una sepsi o di una risposta infiammatoria sistemica.
Un alto valore di procalcitonina deve indurre a iniziare la terapia antibiotica appena possibile.

Livelli persistentemente elevati di PCT sono associati a prognosi sfavorevoli e vengono interpretati come fallimento della terapia o come mancata eliminazione della fonte d’infezione.

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